Dal 25 Novembre 2003 ad oggi, 720 utenti hanno commentato 2155 giochi per un totale di 6687 commenti.
L’ultimo capitolo della saga del Robo-poliziotto è
sicuramente il migliore in termini qualitativi rispetto ai precedenti,
paradossalmente segue un crescendo opposto a quello cinematografico dove il
primo film è un caposaldo del genere azione/fantascienza ma nei successivi
capitoli perde di smalto e si conclude, dopo una comunque dignitosa seconda
pellicola, con il terzo film dagli standard TV a basso budget. In ambito ludico
sul 64 invece questo gioco si avvicina abbastanza ai fasti grafici del primo
episodio ma per fortuna riscrive del tutto la giocabilità, migliore anche di
Robocop 2, risultando più equilibrato, forse finalmente degnamente testato a
lungo in fase di produzione. L’unica pecca, che segnalo subito, è l’unica vita
a nostra disposizione o almeno si poteva ovviare con una barra energia più coriacea.
Il gioco ci fa iniziare con un livello sparatutto con mirino dove non basterà
uccidere i nemici ma dobbiamo seguire un ordine di arresto che è riportato in
alto a destra. Importantissimi dei collezionabili con la scritta R, i ‘repair
units’, che a fine livello serviranno alla nostra riparazione e rigenerazione.
Dal secondo livello fino alla fine vivremo un platform a scorrimento che segue
la trama del film. Essendo concepito come gioco su cartuccia che tiene conto
anche del C64GS è uno di quei titoli che sfrutta il secondo tasto di fuoco,
SPAZIO sui modelli classici, per cambiare arma. In giro tra le piattaforme
infatti vi sono delle icone che peccano di visibilità che potenziano la nostra
arma principale o ci forniscono nuovi armamenti, da usare con tatticismo
tenendo in considerazione che hanno munizioni limitate. Al terzo livello,
variazione al tema di gioco, voleremo per aria con un jetpack. Oltre ai nemici
standard, lodevole che siano tutti ispirati alla pellicola, troveremo l’iconico
ED-209 e i cyber ninja non sempre boss di fine livello. Si direbbe tutto
fantastico, ma la perdita dell’unica vita ci fa riportare al primo livello e
vanno considerati alcuni frangenti come il contatto con i nemici o quelli
armati di laser che ci danneggiano in modo esagerato. Bastava veramente poco per
farsi ricordare nella storia e non dimentichiamoci che uscì ormai tardi con gli
8 bit ormai tramontati per la maggior parte delle persone.
Il gioco è quello… doveva essere un seguito di “Henry’s House” (English Software, 1984) e non l’ho è stato per questioni di copyright, ma voglio parlare del gioco in sé e non dilungarmi sulle origini del nome o sulla genesi del titolo che potete recuperare ovunque in rete. L’intento di Roman Werner era di ricreare lo stesso spirito ludico del progenitore, opera di Chris Murray, senza che una nuova grafica ricca di particolari e, soprattutto, una diversa giocabilità potesse far dire ai giocatori che non stessero vivendo le medesime sensazioni di allora. Intento riuscito? Parliamone. Il gameplay è semplice, tantissime piattaforme, una serie di oggetti, tutti, da recuperare per sbloccare la chiave ed uscire dal livello. Alcuni arnesi sbloccano parti prima inaccessibili dello schermo come avveniva in passato. Ma in Timo è tutto più accentuato; ogni livello non si affronta semplicemente recuperando i collezionabili a caso ma va studiato partita dopo partita in quanto alcune azioni, ovvero alcuni aggeggi possono scatenare un evento che un altro può bloccare e sapere la giusta sequenza tiene bassa la difficoltà. Un esempio generale ed indicativo di cosa ci aspetta lo si può dedurre dal primo livello con l’apparizione del cane che avverrà se prendiamo il prosciutto a poche piattaforme da noi. Ma se lo evitiamo e accidentalmente acquisiamo il guantone da boxe per primo... il mastino non sarà più spostabile e fine partita. Nel livello della cantina, acquisire una pergamena farà apparire un fastidiosissimo fantasma inseguitore, è logico che va recuperata per ultimo. Detto questo, un’idea di gioco che trovo favolosa, andiamo ai lati negativi. Il salto è preciso e direzionabile in volo, un miglioramento notevole rispetto al passato, ma le altezze tra le piattaforme traggono spesso in inganno e anche misure che ci sono sembrate possibili, per magari due o tre pixel di differenza, ci mandano al creatore. Inoltre alcuni basamenti non sono ben riconoscibili, non si riesce a prima vista di capire se è sfondo o solido pavimento dove poter camminare. Insomma, saremo costretti a numerose partite fallimentari per capirci qualcosa. Ci sono solo tre vite, ma almeno riprenderemo dal quadro raggiunto naturalmente pagando con il punteggio azzerato. Sprite accurati, musiche inneggianti la Scozia e in game effetti sonori e piccoli jingle, tra i tanti una che rimanda alla pubblicità televisiva della Commodore. Un titolo che consiglio di acquistare, diverte, appassiona, vale… ma è basato su concetto di gioco semplice che avanzando inizia ad appesantirsi con situazioni sempre più complesse che possono portare alla frustrazione, ma in fin dei conti anche questo aspetto di Henry’s House è stato rispettato.
Exterminate! Exterminate! Ecco cosa ascoltereste prima di essere terminati da un Dalek, una mortale macchina da guerra creata su un lontano pianeta solo per un unico scopo… sterminare tutte le altre forme di vita. La loro storia è narrata, con diverse sfaccettature, nella lunghissima saga televisiva del Doctor Who, ma qui parliamo di un gioco che è sorto per una competizione indetta nel 2022 da Retro Programmers Inside che potete individuare sul sito di itch.io (nella scheda di Ready64 troverete i link corrispondenti). Tra i diversi titoli realizzati, non solo per C64 con protagonista questo acerrimo nemico del dottore, il migliore a mio giudizio, o meglio il più valido, è questo Daleks Attack (l’immagine iniziale è presa da una puntata chiamata “Victory of the Daleks”, quinta serie moderna del 2010). Che si deve fare? Dobbiamo far scontrare tra di loro i metallici assalitori, o sui loro resti, in modo che si annichiliscano reciprocamente, per fortuna si lanceranno contro di noi direttamente non badando se il loro cammino è ostruito o meno. Se siamo messi all’angolo avremo un numero fisso di teletrasporti (tasto T della tastiera) per apparire in un punto a caso della stanza. A differenza degli altri titoli della competizione avremo anche delle bombe (tasto B) utili appena ci andranno addosso. Al salire dei livelli il numero dei Daleks aumenterà, così come la loro velocità di spostamento. A prescindere dal lavoro non si tratta di un gioco d’eccellenza e nemmeno uno da giocare più di una decina di minuti, ma il personaggio è molto apprezzato dai patiti della fantascienza e si approfitta di questa occasione per menzionarlo. Un’ultima stravagante nota, in Inghilterra chiunque sa chi o cos’è un Dalek… ma in Italia qualcuno, tipo me, potrebbe rispondere: UN GHIACCIOLO! La Eldorado infatti lo presentò insieme al Lemonissimo e al Magic Cola, il Fior di Fragola arrivò dopo, e non vi fate ingannare dalle più disparate ipotesi sul nome in quanto non deriva dalla serie televisiva ma da un semplice ‘slang’ della frase “da leccare”.
Non ci credo, Leisure Suit Larry su C64, ho provato solo qualche minuto di
gioco perciò non so oltre al bar e la "stanza di sopra" cosa succede, se hanno
mantenuto tutte le location o gran parte... ben fatto!
Perché spendere tanti soldi in salagiochi
rimanendo frustrati quando avere ancor più
frustrazione con un titolo budget sul nostro
amato 64? È davvero ben fatto, grafica, audio,
musica, controlli e concept ma, forse a causa
dei pochi ma enormi livelli che per una certa
pigrizia di game design in alcuni passaggi, gli
fa perdere punti. Sarebbe stato bello un
cooperativo funzionante, ma in due la gestione
dei nostri respawn del nostro defunto
elefantino è così pessima da farci desistere a
far un secondo doppio. Un bel giochino per il
suo tempo, ogni tanto un giretto spensierato
per cercare di finire almeno il primo schema
senza cheats si può fare.