Giana non è Mario.
La premessa è necessaria poiché ancora oggi molte voci asseriscono il contrario, spesso riportando tesi prelevate dalle più disparate fonti senza averle sottoposte al necessario vaglio critico.
Con ciò non si vuole negare l'evidenza; ci troviamo palesemente di fronte ad un tentativo di imitazione del pluripremiato Super Mario Bros (Nintendo, 1985) anche per ammissione degli stessi autori. Nonostante questo, però, occorre sottolineare come Giana riesca ad andare oltre al concetto di clone pedissequo potendo vantare un game design originale in grado di collocare i fratelli idraulici di origine italica ad una distanza (legale, ma non solo) di sicurezza.
L’errore più grave di Trenz e Gessert è stato senz'altro quello di ricalcare in maniera troppo precisa la struttura dei livelli, scimmiottando piattaforme e grafica, nell’intento di rendere fin da subito ben riconoscibile il legame con Mario.
Sarebbe stata sufficiente qualche piccola accortezza per distanziarsi ulteriormente dal titolo ispiratore eliminando le inutili aderenze; i gufi di Giana condividono molti tratti dei Goomba, un fungo di sfondo colorato come quello mangiato da Mario per potenziarsi, la barra superiore troppo simile alla controparte. Sulla scritta “the brothers are history!”, presente in copertina e voluta dai piani alti per mere esigenze commerciali, è meglio sorvolare. Senza queste eclatanti scopiazzature sarebbe stato molto più difficile accusare Rainbow Arts di plagio considerata la sostanziale differenza di gameplay.
Il mondo di Giana è veloce, i tempi più ristretti per ogni singolo livello, le movenze sono leggiadre, i salti prolungati, il controllo decisamente più immediato e preciso, anche i power-up diversificati e più strategici.
Dal punto di vista narrativo i due giochi sono agli antipodi. La bambina Giana, agghindata con un grazioso fiocchettino in testa che si trasforma in Punk rappresenta lo spirito di ribellione tipico del passaggio dall’infanzia all’adolescenza che inevitabilmente la vita pone sul nostro cammino.
A questa visione disincantata, Mario contrappone il cliché fiabesco del principe azzurro (in salopette per l'occasione) destinato a salvare la classica principessa fatta oggetto di rapimento dal furfante di turno.
La volontà di sfruttare la fama di Mario risulta evidente anche dalla scelta del nome. Vale sicuramente la pena di spendere due parole su uno dei più famosi casi di lost in translation della storia dei videogames. "Gianna", come noto, era il vero appellativo assegnato al personaggio; la discrepanza si deve ad un increscioso incidente di comunicazione. Quando l’editore commissionò alla ditta designata la realizzazione dei package, box e foglietti, questa stampò il tutto eliminando una N. Una correzione non venne presa in considerazione per questioni economiche e pratiche quindi si dovette lasciare invariata la parte cartacea ricorrendo piuttosto all'adeguamento del codice del gioco dove era più semplice intervenire, ovvero nel nome Giana della barra superiore e nei testi a caratteri.
A quanto pare gli autori del misfatto erano rimasti sordi ai successi ottenuti in terra teutonica dalla nostra Gianna Nannini che nel 1986 si era aggiudicata il disco d'oro con l’album “Profumo”. Il macro titolo introduttivo a scorrimento venne invece lasciato inalterato probabilmente perché un intervento al codice sarebbe stato troppo elaborato da mettere a punto nel poco tempo rimasto a disposizione.
Great Giana Sisters: Il Gioco
Dal punto di vista tecnico Giana è estremamente fluido e veloce, preciso nelle collisioni, gradevole e perfettamente equilibrato nella difficoltà. L’ottenimento dei diamanti è la nostra principale fonte di stress ma nessuno ci vieta di andare dritti all’uscita o di limitarci alla raccolta dei vari power up. Tuttavia, riuscire a collezionare anche un solo diamante in più rispetto a Maria (il secondo player, non simultaneo), è sempre fonte di appagamento.
I collezionabili si dividono in due categorie: la prima abilita il fuoco e lo migliora (fino alla fragola che permette l’inseguimento del nostro proiettile fino al bersaglio). Con la seconda invece subentrano i bonus selezionabili premendo SPAZIO: l’orologio che immobilizza i nemici, una bomba che li elimina in tutto lo schermo, la goccia che permette di passare tra le fiamme e infine un lecca lecca che ci fornisce una vita extra.
Una nota negativa è costituita dall'impossibilità di collezionare separatamente le due tipologie di potenziamento: prendendone uno elimineremo quello precedente. Vanno dunque strategicamente usati dove si ha difficoltà a procedere avendo cura di conservare quello più utile. Da considerare che, se utilizzati, fanno ripartire dall’orologio.
Molti i livelli presenti, alcuni evitabili grazie a mattoni invisibili che se individuati e colpiti con la testa ci permettono di eseguire salti spaziali.
Deludenti invece i boss che incontreremo nei livelli sotterranei. Sono solo due e si alternano reciprocamente. Imparato lo schema di movimento sono facili da eliminare. Qualche salto pixel perfect nei livelli avanzati contribuirà in maniera determinante alla scrematura dei giocatori meno preparati in quanto perse tutte le vite si ricomincia dall’inizio. Manca la possibilità di abbassarsi, presente invece sul gioco NES; non un vero e proprio difetto perché da un lato rappresenta un impedimento minore mentre dall'altro contribuisce ad allontanare maggiormente Giana dalla fonte ispiratrice.
Le musiche ad opera di Chris Hülsbeck sono egregie, attinenti al tema onirico, profonde nei toni o nel ritmo. Degna di nota la prima melodia che con una sorta di vento registrato da un ipotetico microfono ci introdurrà all'inizio della partita. Più ritmata, quasi ad infonderci incombenza e preoccupazione, la musica del quadro sotterraneo con i boss finali. Gli spartiti sono stati successivamente arrangiati dal Maestro Hülsbeck per orchestre sinfoniche ed eseguiti in importanti sale concerto facendoci apprezzare ancora più a fondo le sue capacità compositive.
Tirando le somme possiamo sicuramente definire the Great Giana Sisters un piccolo grande classico.
Su alcuni aspetti non arriva alla complessità di Super Mario Bros ma questo è un bene in quanto, partendo dal presupposto che è stato creato dopo aver giocato al titolo Nintendo, si è compreso quali punti di forza andavano esaltati per ottenere una maggiore giocabilità.
La notorietà di Giana è rimasta indelebile fino ai nostri giorni grazie anche alla Scena Pirata, che in questo caso ha avuto risvolti positivi contribuendo in maniera determinante alla diffusione capillare del gioco in tutti i territori. Di fatto colmando il vuoto distributivo causato dal ritiro del prodotto dal mercato.
Per l'appassionato utente Commodore 64 che non ha mai giocato la versione storica la riscoperta è d’obbligo ma necessariamente senza il patema di paragone con il primo Super Mario. Chi invece preferisce cimentarsi con prodotti più recenti può prendere in considerazione la versione per multi-piattaforma Giana Sisters: Twisted Dreams. La storia è stata benevola con le sorelle Giana, il loro franchising è sopravvissuto nel tempo anche con una incarnazione per Nintendo DS.
A conclusione è doverosa anche una fuggevole menzione per il seguito ufficiale, pesantemente modificato rispetto alle intenzioni iniziali degli autori per non incorrere nei problemi incontrati dal primo episodio ed evitare così le ire di Nintendo.
Concretizzatosi due anni più tardi nel titolo Hard’n Heavy e ambientato nello spazio risulta un seguito cui è stata strappata l'anima finendo per risultare scarsamente appetibile.