Gradevole ritorno a casa di Karl Hörnell dopo Icebox ed i fasti degli anni 80,
piena epoca commerciale per il C64. Visivamente simpatico e originale,
Inbread è il tipico videogame del genere "Dottor Tomas" basato su una serie di
situazioni apparentemente semplici da gestire che si complicano
progressivamente fino a provocare al giocatore spasmi e tic nervosi. De
gustibus.
Questo gioco dovrebbe ingolosire tutti i giocatori! Non perché sia uno di quei titoli irresistibili da avere a tutti i costi, ma perché ha come fonte ispiratrice quella di realizzare virtuali tramezzini! Magari farà venire un certo languorino impilare formaggi, fettine di prosciutto, lattuga nelle classiche fette di pane bianco. Ma prima di parlare del gameplay, soffermiamoci sui disegni di questi avventori affamati dalla bocca larga. Ho trovato molte analogie con le opere di Mort Walker di cui opera più famosa è “Beetle Bailey”, le storie del soldato scansafatiche e del suo collettivo militare dagli scarsi principi. Certo qui tutti i personaggi sono inquadrati dal naso in giù con la propensione per la bocca la più larga possibile. Ma perché tanta fame? È presto spiegato. Dobbiamo interagire con una macchina industriale che da un rullo superiore ci mette a disposizione delle materie prime che vanno processate per realizzare uno specifico panino; vedrete la forma da realizzare, e l’impilaggio corretto, in alcuni fogli presenti nella parte superiore dello schermo. Con un cursore che governeremo noi stessi dobbiamo selezionare ogni manicaretto e farlo ribaltare nei rulli inferiori che si muovono in varie direzioni e velocità fino ai piattini in fondo. Se siamo stati bravi verremo valutati in modo simile a quanto avviene in Angry Birds (Rovio, 2009), ovvero con l’assegnazione da una a tre… non stelle, ma rutti! Proseguendo tra i livelli gli ingredienti aumenteranno sempre di più, appariranno anche alcuni nemici, delle mosche verdi, e la velocità sarà sempre più rapida. A livello grafico è tutto ben disegnato e senza particolari rallentamenti nei movimenti. Azzeccato il tema musicale in stile country. Al titolo, però, manca un pizzico di brio in più in quanto sembra tutto macchinoso ed ingessato. Per lunghi periodi dobbiamo solo impilare il cibo ma vi sono troppi elementi di disturbo che andavano addolciti, la velocità dei rulli ad esempio o la disposizione delle materie prime, per quanto siano leciti per un gioco arcade. Tra tutti però quello di cui si poteva fare a meno è il timer generale che fa la differenza di ciò che poteva essere un degno casual gamer su 64, al pari di un titolo come quello della Rovio, ed invece è l’elemento che trasformato l’esperienza in una corsa ad ostacoli, difficile e a tratti snervante, soprattutto quando non appare l’ingrediente giusto per completare una sequenza e ci troviamo già con il timer in scadenza.
...un commento a caso!
Dust Hanter IV: La Trappola Veramente ben fatto!
Molto utile anche il comando VOC con la lista dei verbi utilizzabili (difficile farcela senza...)
Più divertente giocarci adesso che non 30 anni fa (è vero che non c'è più l'emozione di acquist...Giovanni Casati
Imagine: the name of the game. Con questo fighissimo slogan la compagnia si
pubblicizzava a tutta pagina sulle varie riviste a inizio anni 80. Locandine dei
giochi curate e coinvolgenti, programmatori strapagati che giravano con le ... leggi »Andy/AEG
Ottimo articolo… solo una nota all’Autore dell’articolo… tra i programmatori
bolognesi “pionieri” c’ero anche io: Andrea Paselli!
Con Luca Zarri e Marco Corazza ho realizzato Chuck Rock, Over The Net,
Mystere, Halley Adventure… ...Andrea Paselli