Imagine: the name of the game. Con questo fighissimo slogan la compagnia si
pubblicizzava a tutta pagina sulle varie riviste a inizio anni 80. Locandine dei
giochi curate e coinvolgenti, programmatori strapagati che giravano con le
Lotus, e altre leggende che facevano presupporre una software house coi
controcojones. E invece nell'84 fallì (non fatevi ingannare dai giochi degli anni
successivi, perchè il marchio fu riacquistato dalla Ocean). A questo punto ti
chiedevi.. ma com'è possibile? Poi caricavi un gioco come questo, che sembra
il festival del flicker per tacer degli altri difetti, o altre perle pure peggiori tipo
Pedro o Ah Diddums tra l'altro venduti a prezzo pieno e tutto si fece più
chiaro, perlomeno all'epoca quando vedevo la cassetta di Arcadia originale con
la sua accattivante copertina esposta nella vetrina del negozio ma le 30.0000
lire -mi pare- proprio mi frenavano nell'acquisto.. e meno male. Col senno e
l'internet di poi leggi che le motivazioni erano (anche) altre, ma vedere sulle
riviste dell'epoca le foto dei programmatori che partorivano ste robe al volante
delle Esprit turbo.. Imagine: the shame of the game.
...un commento a caso!
Blagger Come tipo di "concept" uno dei miei giochi ideali: semplice, preciso, conciso, arcade ma anche a suo modo strategico... e dannatamente difficile (incredibile cosa propinassero ai bambini dell'epoca, c'è da starci su del...pippo79
Favoloso Nebulus, bellissima grafica e
tanto ingegno nel creare livelli vari e pieni
di fantasia. Simpaticissimo il
personaggio principale, un classico leggi »Alex da Parma
Ottimo articolo… solo una nota all’Autore dell’articolo… tra i programmatori
bolognesi “pionieri” c’ero anche io: Andrea Paselli!
Con Luca Zarri e Marco Corazza ho realizzato Chuck Rock, Over The Net,
Mystere, Halley Adventure… ...Andrea Paselli