Categoria: Interviste
Molti appassionati di informatica di antica data, non solo tra gli utenti del Commodore 64, ricorderanno il piccolo settimanale Papersoft con i suoi amati/odiati listati. Inizialmente la mini-rivista presentava programmi acquistati in licenza dall'americana Compute! Publications ma in seguito, con il diffondersi dell'informatica in Italia e la conseguente nascita di programmatori di casa nostra, cominciò timidamente a pubblicare anche software originale.
Tra i listati più interessanti ed articolati c'era "Il Fantasma del Teatro", un' avventura testuale vivace e pervasa da uno spiccato senso dell'umorismo realizzata da Piergiorgio Fusco, presentata a cavallo dei numeri 42, 43 e 44. Da questo titolo nacque in seguito un'espansione, intitolata "Teatro Horror", mai pubblicata prima d'ora e che grazie alla disponibilità di Piergiorgio vede la luce su Ready64.
Piergiorgio, qual è stato il percorso che ti ha portato a scrivere la tua prima avventura testuale?
Nei primi anni '80 ero uno studente universitario di Fisica. Per motivi di studio avevo creato diversi programmi per calcolatori scientifici e mi affascinava la possibilità di far eseguire ad una macchina calcoli e compiti anche complessi. A quell'epoca i computer personali erano una novità e così quando un amico acquistò un "favoloso" Vic 20 si trattò di un evento.
Passavamo i pomeriggi a giocare ai videogame, ma la svolta ci fu quando ci cimentammo in una piccola avventura testuale in inglese, The Count di Scott Adams. Ci appassionammo alla possibilità di dare comandi verbali alla macchina, di vedere con l'immaginazione le situazioni descritte a parole e di risolvere gli enigmi.
Com'è nato il Fantasma del Teatro?
Presto comperai un Commodore 64 con drive 1541 e, tra l'altro, mi misi alla ricerca delle avventure, trovandone solo in inglese: le riviste dell'epoca sostenevano che la lingua italiana era troppo complessa per essere interpretata da un programma che girasse su una piccola macchina come il C64. Trovai discutibile questa affermazione e decisi che un'avventura in italiano l'avrei fatta io: "Il Fantasma del Teatro". La realizzazione richiese circa un mese e il collaudo, affidato a mio fratello, un altro mese.
Arrivò l'estate del 1984, e invitai tre miei cari e geniali amici a giocare al "Fantasma". Si presentarono baldanzosi, dicendo che l'avrebbero risolto in venti minuti, e invece ci misero 20 giorni memorabili, in cui con molti sostenitori vennero a casa mia tutti i pomeriggi per giocare all'avventura, con grande divertimento di tutti.
Che effetto prova un game-designer nell'osservare "dal vivo" le reazioni dei giocatori alla propria creatura?
Innanzitutto ti ringrazio per avermi definito game-designer: mi sento elevato al livello dei professionisti che oggi creano giochi ed avventure di grande complessità, eccezionale qualità grafica e miliardi di bytes!
Comunque, osservare i miei amici mentre giocavano con le mie avventure era sicuramente gratificante, soprattutto per il divertimento collettivo che si realizzava.
Di solito il grado di difficoltà degli enigmi risultava corrispondente a quello che avevo previsto, tranne alcuni casi in cui ostacoli che avevo giudicato difficili venivano superati rapidamente (e qui ammiravo l'intelligenza dei miei amici) oppure passaggi che avevo ritenuto facili risultavano ardui (e qui tacevo, guadagnandomi il soprannome di "iena").
La schermata di istruzioni del "Fantasma" e la copertina di Papersoft 42
Come avvenirono i contatti con la Jackson ?
Per un pò "Il Fantasma" circolò in una cerchia ristretta. Poi, visto il successo, decisi di inviarlo in cassetta alla Jackson, che mi sembrava la casa editrice più nota del settore.
La redazione fu entusiasta, però a me dispiacque un pò la scelta di pubblicare l'avventura sotto forma di listato, perché pensai che se anche qualcuno avesse avuto la pazienza di digitarlo sarebbe stato afflitto dagli inevitabili errori di battitura e soprattutto si sarebbe perso ogni sorpresa, avendo già visto tutte le frasi contenute nel gioco.
Mi trovi perfettamente d'accordo con questa osservazione. Anche io, digitando il gioco, avevo fatto la stessa considerazione!
Per ovviare a questi inconvenienti scrissi una seconda versione, ribattezzata "Teatro Horror", in linguaggio macchina e quindi non listabile, con miglioramenti grafici e con la possibilità di salvare e ricaricare lo stato del gioco. Questa versione però non fu pubblicata e persi i contatti con la Jackson.
Non conoscevo altri possibili editori e quindi Teatro Horror vede la luce per la prima volta oggi, sul sito di Ready64.org.
La schermata iniziale di Teatro Horror
La pubblichiamo con vero piacere insieme ad altri "gioielli" recuperati in passato! Oltre ai giochi di cui abbiamo parlato hai intrapreso altri progetti?
L'anno seguente sviluppai un'altra avventura, più vasta e tecnicamente superiore rispetto alle precedenti, intitolata "L'Ultimo Saraceno". Era ambientata nei luoghi delle mie vacanze estive e popolata da amici e conoscenti; non mi dispiacerebbe vederla pubblicata, ma non so se con questo tipo di ambientazione possa interessare a qualcuno.
Forse sarebbe il caso di pubblicarla e lasciare la decisione al pubblico. Quali sono state le tue fonti di apprendimento del Basic e dell'Asm, ti è stato utile - ad esempio - studiare il codice di altre avventure?
Durante il corso di laurea in Fisica seguii un piccolo corso di Fortran (linguaggio che poi ho molto usato nella mia successiva attività di ricerca) e così, quando misi per le prima volte le mani su un personal computer, imparare il Basic fu un passaggio immediato.
La conoscenza dell'Assembly la devo soprattutto al fatto che da ragazzo mi divertivo a creare programmi di tutti i tipi per le calcolatrici programmabili; in seguito mi sono stati utili il corso universitario di Calcolatori Elettronici e, per il C64, il "Commodore 64 Programmer's Reference Guide".
Per quanto riguarda le avventure non mi sono ispirato a nessuno stile in particolare: il mio metodo era sviluppare da zero struttura logica e mappa, e poi convertirle in un programma con le procedure, i comandi, i controlli, l'ambientazione, ecc.
Oltre alla cerchia di amici e conoscenti, ti è capitato di avere qualche altro riscontro da terze persone ?
Negli ultimi anni sono stato contattato per e-mail da diverse persone che avevano giocato con "Il Fantasma del Teatro" edito su PaperSoft e che mi hanno chiesto sia informazioni sia copie del programma. Non so però se qualcuno è mai riuscito a risolverlo...
Dal punto di vista meramente economico, quanto fruttò la pubblicazione del "Fantasma"?
Ti do questa risposta ma non sono sicuro di volerla vedere pubblicata perché forse un grande "game-designer" si sarebbe fatto pagare di più! In realtà non conosco le tariffe dell'epoca, comunque la Jackson mi mandò un assegno di 300.000 lire.
Non c'è problema, rimane tra noi!
Per quanto riguarda invece le altre avventure italiane del periodo: hai avuto modo di giocarne qualcuna, ed eventualmente qual è il tuo parere?
In quel periodo ho visto pochissime altre avventure italiane e non mi hanno particolarmente colpito.
Ce ne fu una però, "Il Dominio di Meandro" che mi piacque molto per la sua struttura e per gli enigmi, ma soprattutto per l'ambientazione e per il suo "humour".
Grazie per la disponibilità, salutiamo con un'ultima domanda: cosa successe dopo aver scritto "L'Ultimo Saraceno"?
Successivamente cominciai a dedicarmi all'esperimento di osservazione di raggi cosmici che costituì la mia tesi di laurea ed abbandonai il C64 per passare a computer per l'acquisizione e l'analisi dei dati sperimentali.
Oggi mi occupo di insegnamento e di ricerca nel campo della fisica astroparticellare e in questo settore ho utilizzato computer sempre più potenti, ma ogni tanto ricordo con un po' di nostalgia quella piccola, pionieristica ma entusiasmante esperienza con il Commodore 64.