Conversioni da sala giochi: negli anni ottanta i videogiocatori le attendevano con un misto di entusiasmo e di timore. Infatti se da un lato si gioiva alla notizia della conversione di questo o quel gioco visto al bar o in sala giochi (e per il quale si spendevano decine e decine di vecchi pezzi da cento/duecento lire), dall'altro pero' si entrava subito in fibrillazione sperando che il progetto fosse affidato a mani esperte che sapessero rendere il porting sui sistemi casalinghi (e sul 64 in particolare) nel modo piu' "indolore".
Ovviamente talvolta non era proprio tecnicamente possibile ottenere una conversione perfetta, altre volte invece era soltanto l'imperizia dei programmatori a combinare il disastro ma allora eravamo tutti piu' o meno "ingenui" e confidavamo sempre nella bonta' della conversione (e per questo si prendevano anche tante sonore delusioni).
Agli inizi della storia del Commodore 64 una software house si mise presto in luce per la qualita' delle sue conversioni: Imagine. Questa casa acquisto' pressocche' immediatamente una fama notevole (e molti soldi) presso l'utenza Commodore grazie proprio ad alcuni porting andati a buon fine sul "piccolo" C64. Tra questi da segnalare sicuramente la conversione di un titolo Konami: Green Beret.
Si trattava di un gioco di piattaforme/ hack 'n slash di ottima fattura e dalle caratteristiche innovative, destinate a diventare paradigmatiche dei migliori giochi d'azione, prodotto da Konami per tentare di contrastare uno dei dominatori nelle sale giochi del tempo (siamo nel 1985): un "certo" Ghosts 'n Goblins... Diciamo che la casa giapponese riusci' nell'intento proponendo un gioco ben fatto ed avvincente ad ambientazione militaresca, quanto politicamente molto scorretto...(siamo in pieno periodo reganiano ed ovviamente i sovietici dovevano essere i cattivi!), anche se non proprio in grado di passare alla storia come il suo rivale diretto.
Comunque il gioco ebbe un forte successo grazie alla sua giocabilita' immediata e alla natura "seminale", tanto che fu d'ispirazione per un successivo altro capolavoro storico per I giochi da sala: Rastan Saga. Ebbene la conversione di Imagine di Green Beret sul 64 (ad opera di David Collier per il codice e Stephen Wahid per la grafica, nonche' un certo Martin Galway al sonoro...) risulto' davvero brillante, passando alla storia questa volta si' (o quasi) come una delle migliori mai effettuate per il Commodore 64.
L'impresa non era certamente proibitiva in quanto l'originale arcade non era un mostro di potenza e grafica, tuttavia D. Collier ed I suoi colleghi produssero un gioco eccellente sotto tutti i punti di vista e riproducente l'originale fin nei mimimi dettagli, come ad esempio le scene di intermezzo (molte volte bellamente ignorate in altre conversioni) tra un quadro e l'altro, col nostro soldato che si arrampica su una recinzione e la supera con slancio.
Oltre a riprodurre fedelmente e accuratamente ogni singolo aspetto formale del gioco originale, Green Beret per Commodore 64 ne ricrea perfettamente anche la elevata giocabilita', basilare certo (avanza lungo le piattaforme-recupera le armi migliori -uccidi/evita I nemici-termina il livello), ma molto godibile che lo contraddistingueva in sala giochi. Forse l'unico appunto da fare ai programmatori e' quello di aver aumentato leggermente la difficolta' generale del gioco, ma questo non rappresenta certo un demerito (incremento della longevita') poiche' con soli 4 quadri, ma di lunghezza adeguata, in fondo bastava poco tempo per battere l' originale.
Nella versione casalinga Green Beret e', infatti, un gioco tosto, a volte bastardo, ma non impossibile e si muove su quella sottilissima linea di confine tra il capolavoro e la frustrazione: in pratica non si riesce mai a smettere di giocarci avendo sempre in mente le fatidiche parole: "OK, ancora un'altra per vedere dove arrivo" ed arrivando sempre un pelo piu' lontano nel gioco ad ogni nuova reiterazione dell'azione, rinnovando quindi la sfida di continuo.
Anche dal punto di vista tecnico Green Beret e' un gioco eccellente, con una grafica pulita e ben disegnata, animazioni fluide e privo di problemi di alcun tipo. Bella la colonna sonora ad opera del celebratissimo Martin Galway, peccato non si possa ascoltarla anche "in game" dove viene sostituita da un rullare di tamburi militaresco di sottofondo e buoni effetti sonori.
In definitiva un' ottima conversione ed una delle primissime "magie" di Imagine (il cui motto era THE name of the game...) purtroppo sempre troppo rare quando si parla di porting di giochi da bar sul gioiellino Commodore.