Recensione di International Soccer


Copertina di International Soccer
Editore
Commodore
Anno
1983
Genere
Sport, Calcio
Scheda gioco
Recensore
Roberto
Pubblicata il
16 April 2011
Voto
9/10
Media Utenti
8.51/10


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Ammettiamolo, il successo dei giochi di calcio per computer si deve in gran parte alle possibilità che ti offrono per rivalerti sulle iniquità della vita.

Anche il meno abile dell'oratorio può cullarsi nel sogno di vincere la Coppa dei Campioni (ci piace chiamarla alla vecchia maniera) e cancellare virtualmente anni di umiliazioni subite nella vita reale. Anni in cui si è sempre stati scelti per ultimi o relegati al ruolo di estremo difensore in una porta fatta con i giubbotti.

In questo senso International Soccer ci veniva egregiamente incontro, mettendoci a disposizione una squadra intera che sembrava (...sembrava!) composta da 11 giocatori, un enorme campo da percorrere visualizzato con la tecnica di scrolling e la possibilità di affrontare varie fasi di gioco; non soltanto difesa ed attacco, ma anche il centrocampo costituiva una zona cruciale.

Andrew Spencer fu costretto, per ovvie ragioni, a prendersi alcune licenze rispetto al calcio reale che tuttavia in considerazione del contesto in cui questo titolo vide la luce non si possono annoverare tra i difetti. L'ingenuità insita nel videogamer dell'epoca, la sua età mediamente più bassa rispetto a quella dei colleghi moderni e soprattutto l'assenza di altri titoli dello stesso genere, facevano sì che l'attenzione non si focalizzasse su ciò che era assente ma esclusivamente sul fatto che l'insieme funzionava a meraviglia.

international_soccer_05.png Per questa ragione non ci si lamentava per l'assenza di falli e conseguenti calci di punizione o della propensione dei calciatori a bighellonare per il campo senza meta precisa. La cosa essenziale era poter effettuare passaggi, tirare verso la porta e, quando capitava, percorrere il campo per 50 metri palleggiando come una foca alla maniera di Marco Nappi. Sorvolando allegramente su una circostanza: il tiro in porta e il disimpegno avevano la stessa potenza, quella di una mozzarella loffia.

Sul versante grafico non si può fare a meno di notare come probabilmente la grafica di Andrew Spencer sia quanto di più blocchettoso mai visto ad umana memoria eppure - sorpresa sorpresa! - aveva i suoi pregi: si distinguevano chiaramente la maglia, i pantaloncini, i calzettoni e le scarpe. Perfino i capelli erano disegnati, nonostante si notasse una certa calvizie incipiente durante la corsa laterale. Può sembrare una constatazione ironica, ma non lo è: nel 1983 lo standard de facto era costituito da omini monocromatici disegnati a filo di ferro.

International Soccer è stato probabilmente il gioco più hackato della storia da smanettoni della peggior risma e trasformato di volta in volta in una gara tra giocatori su sedia a rotelle o uova Bonduelle. Tutte situazioni allegramente dimenticabili; da ricordare invece l'hack di Roberto Negro che consentiva di assegnare un nome ai giocatori (ahh, la classifica marcatori!) e soprattutto di visualizzare il replay delle azioni.

Le configurazioni offerte dal gioco comprendevano oltre alla possibilità di cambiare le maglie, la scelta tra nove livelli di difficoltà, con un minimo di costanza tutti facilmente battibili tanto che già dopo qualche tempo la sfida nella partita contro la CPU consisteva nel superare il nono livello con il più ampio margine possibile. A quel punto le partite diventavano applicazioni scientifiche di un metodo estremamente rigoroso che consisteva nel raggiungere la posizione di tiro ideale e realizzare il gol matematico. Va da sè che la vera anima del gioco era costituita dalla modalità a due giocatori. Ad ulteriore testimonianza di come fossero davvero altri tempi, era contemplata altresì l'opzione per giocare su televisione in bianco e nero. International Soccer non gestiva la creazione di tornei o gironi all'italiana, ma ai tempi in cui era normale prendere appunti su carta questo limite non costituiva certo un problema, nè del resto se ne sentiva la reale esigenza.

Quasi superfluo sottolineare che per apprezzare appieno International Soccer è indispensabile averlo giocato a suo tempo, oppure fare un enorme sforzo nel tentativo di catturare il contesto storico nel quale ha visto la luce.

Sarebbe infatti facile snobbarlo oggi perché, va detto, il titolo è tra quelli che più ha sofferto il trascorrere del tempo. A differenza di altri videogame che sono invecchiati meglio, I.S. giocato oggi rivela una serie di problemi clinici, reumatismi, dolori articolari e sicuramente tutti i valori delle analisi sballati.

La storia invece ha lasciato testimonianza del passaggio di un titolo calcistico per certi versi sontuoso, avvincente, migliore di quasi tutto quel (poco o nulla) che l'ha preceduto e che non si sarebbe lasciato soppiantare da tentativi venuti negli anni a seguire come Match Day (Ocean, 1986) o l'abominevole World Cup (Artic, 1984).

Un regno destinato a durare almeno fino all'avvento di Microprose Soccer ed Emlyn Huges, che spudoratamente ne ricalca lo stile grafico. Ma prima di arrivare a questi titoli si sarebbe reso necessario attendere diversi anni; un lasso tempo in cui gli appassionati del genere sono dovuti passare da una delusione all'altra.

Commodore 64
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