ScreenshotTerry Jones: Montezuma Copertina di Terry Jones: Montezuma
Terry Jones: Montezuma
Viking numero 6

La lussureggiante distesa della foresta vergine
scorreva rapida sotto la pancia del vecchio bimotore,
mentre nella mente di Terry Jones scorrevano invece le
immagini di vecchie spedizioni, vissute come semplice
spettatore delle imprese di suo zio, ed impresse nella
sua giovane memoria in modo indelebile.

Ma anche lui poteva considerarsi un vero archeologo,
dopo la scoperta del favoloso tesoro del Dio Condor e
questo lo faceva sentire davvero fiero di sé. Tornava
spesso, coi ricordi, a quell'avventura nella piramide
Maya del Sacro Condor, e anche adesso, mentre
sorvolava il territorio messicano, non poteva fare a
meno di proiettarsi, con la memoria, indietro nel
tempo verso il ricordo di quella esperienza, e
contemporaneamente anticipare con l'immaginazione ciò
che lo avrebbe aspettato in questa sua nuova
spedizione. Terry aveva deciso di ritrovare il
favoloso tesoro dell'Eldorado, l'oro degli Aztechi: un
tesoro cosi grande da non poter essere speso in cento
esistenze! L'oro di Montezuma era, per la maggior
parte degli archeologi, solo un sogno: una leggenda
destinata ad alimentare la fantasia degli sciocchi,
nient'altro. Ma Terry Jones aveva deciso di credere
alla leggenda, e sfidare i pericoli della foresta e
delle montagne per ritrovare il favoloso tesoro di
Montezuma. Dopotutto la leggenda parlava di un unico
luogo in cui gli Aztechi avevano ammassato ogni cosa
preziosa in loro possesso per evitare che i
conquistadores spagnoli se ne impadronissero: una
storia perfettamente plausibile..

Si scosse dalle proprie rimuginazioni: aveva avvistato
il piccolo aeroporto di Quiche, il più vicino al
luogo della sua spedizione "personale". Atterrò, non
senza difficoltà, sulla vecchia pista consumata dalle
piogge torrenziali del luogo, e portò il suo bimotore
fin dentro il pie colo hangar: almeno questa volta
aveva evitato di distruggere il suo velivolo,
aumentando cosi le possibilità di ritornare a casa.

Subito venne circondato da alcuni indios che cercavano
di vendergli ogni sorta di oggetti; col suo spagnolo
da "manuale" cercò di spiegare che aveva bisogno di
un mulo e di una guida per raggiungere Machu Picchu, e
gli indios afferrarono al volo la sua richiesta,
cominciando a litigare su chi avrebbe avuto l'onore di
accompagnare lo "straniero". Alla fine, quello che
sembrava il più furbo di tutti sparì per poi tornare
con un mulo, ed aiutò Terry a scaricare le provviste
ed il materiale dall'aereo per caricarle sul mulo.

Senza indugiare oltre Terry e la sua guida si
avviarono verso la fitta vegetazione, e dopo diverse
ore di viaggio giunsero ai piedi delle montagne: uno
stretto sentiero si inerpicava lungo il dorso della
montagna, sfiorando a volte paurosi precipizi, spesso
ostruito dalla vegetazione rigogliosa che attecchiva
persino fra le rocce. Fu proprio mentre si
arrampicavano su per il sentiero che accadde ciò che
Terry più aveva temuto: il mulo, spaventato
dall'apparizione improvvisa di un serpente, si
imbizzarrì e cominciò a correre verso un punto del
sentiero molto pericoloso: l'indio gli si mise davanti
per cercare di fermarlo, ma fu l'ultima decisione
della sua vita, perché l'animale lo travolse nella
sua folle corsa facendolo precipitare insieme a lui.
Terry si ritrovò cosi ad affrontare da solo e senza
alcun mezzo l'impervio territorio che lo circondava,
ma non era la prima volta, e questo era l'unico
fattore positivo.

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Roberto - Ready64.org
Maggio 2024

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