Categoria: Generale
Durante la realizzazione dell'intervista a Michele Di Pisa, una delle domande poste riguardava il parco testate di Systems Editoriale, ed era fatta allo scopo di comprendere meglio l'attività della casa editrice nel suo complesso.
Michele Di Pisa ha soddisfatto il quesito rivelando per ogni pubblicazione le motivazioni strategiche e filosofiche che ne hanno portato alla creazione, citando fatti e persone e affrontando il tema da un punto di vista non solo professionale, ma anche umano.
Per questioni editoriali si è deciso di scorporare la trattazione e di proporla come appendice a complemento dell'intervista. Al termine, rievocheremo insieme allo stesso Michele Di Pisa un caso editoriale unico nella storia del nostro paese.
Le Pubblicazioni Systems Editoriale
L' elenco è lungo e forse non sarà esaustivo ma ci proverò lo stesso, cercando di spiegare brevemente il perché di certe testate. La filosofia di fondo era di costruire una casa editrice di pubblicazioni specializzate che, partendo dall’informatica, si diversificasse in settori contigui o comunque ad alto indice di innovazione, cercando di realizzare le maggiori sinergie possibili. Per quanto possibile seguirò un criterio cronologico.
Computer
La prima testata di quella che poi sarebbe diventata la Systems, come ho già avuto modo di dire, fu "Il Mondo dei Minisistemi" lanciato nel 1976. Allora lavoravo ancora alla F.lli Pini Editori, dove avevo lanciato Data Manager, tutt’ora in vita, e per me si trattava di una pubblicazione concorrente.
Diventata "Computer" nel 1980, uscì con periodicità mensile fino all’aprile del 1989. "Computer" pubblicava regolarmente un annuario sui sistemi e ed uno sulle stampanti attraverso le cui raccolte sarebbe possibile ricostruire l’evoluzione dell’offerta informatica. Tra il 1979 e l’80 ha anche pubblicato a puntate il primo dizionario inglese-italiano dell’informatica con definizioni in italiano, ricco di poco più di 5000 voci, successivamente raccolto in un volume di oltre 400 pagine. Oltre alla mia, quest’opera recava le firme di Daniela Giacomelli e Alberto Cultrera.
Hospital Management
Memore della mia esperienza in ITT, dove la parola d’ordine era "diversificare", questo mensile (come altre pubblicazioni che elencherò di seguito) usciva dal nostro mercato di elezione che comunque rimaneva sempre l’informatica.
In particolare si rivolgeva al mondo dei "manager" del sistema sanitario, ossia ai primari ospedalieri, cercando di coniugare contenuti scientifici multidisciplinari con aspetti gestionali per allora innovativi, come la conduzione degli uomini e l'informatica.
La pubblicazione è uscita con regolarità dal 1980 al 1996 quando, per protestare contro il blocco del prezzo dei medicinali, l’associazione industriale delle aziende farmaceutiche sospese ogni forma di pubblicità al fine di sottolineare il proprio ruolo di unici attori nell’aggiornamento continuo della classe medica. Purtroppo il governo di quegli anni, più attento ai problemi di bilancio che a quelli della salute dei cittadini, si dimostrò sordo a tale protesta e il suo protrarsi costrinse un gran numero di pubblicazioni mediche a sospendere le pubblicazioni.
Banca Oggi
Rivolto al management intermedio delle aziende di credito, questo mensile uscì con regolarità dal 1981 al 1993. Per un lungo periodo è stato curato da Giuseppe Corsentino (un ottimo giornalista, successivamente diventato direttore del quotidiano "Italia Oggi") e da Brunello Tanzi, per anni vicepresidente dell’ordine dei giornalisti della Lombardia.
Energy Manager
(1981-1986). Trimestrale di tecniche per la gestione delle risorse energetiche nelle aziende.
Commodore Computer Club
Uscito per la prima volta a settembre del 1982, come supplemento di Computer, col numero di giugno del 1991, essendo decaduta la licenza d’uso del marchio Commodore, è diventato Computer Club e, nel mese di novembre dello stesso anno (a seguito dell’assorbimento del mensile "Personal Computer"), Personal Computer Club.
Assecondando il naturale passaggio dei suoi lettori da utenti di BBS ad utenti ed autori di siti internet, nell’aprile del 95, la testata è stata ulteriormente trasformata in Inter.net, vivendo così una seconda gioventù con tirature e vendite che ripetevano i numeri dei momenti migliori di CCC e contribuendo a formare la prima generazione di webmaster italiani.
L'esplosione della bolla internet, nel 2002, non risparmiò la rivista e, nel tentativo di trovarle un riposizionamento innovativo, a partire dal mese di settembre del 2003 fu ribattezzata OpenSource. Questa volta, però, il cambiamento di pelle e contenuti non ha funzionato e, col numero datato agosto-settembre 2005, ha ammainato definitivamente bandiera.
Sinclair Computer
(mensile, 1983-1985). Dedicato ai piccoli sistemi di Clive Sinclair, la rivista visse un momento di gloria tra il 1984 e l’85, ma la sua carica espansiva si esaurì contestualmente con il declino del computer al quale era dedicata.
Di Sinclair Computer mi piace ricordare due cose: come è nata e come mi ha impedito di lanciarne una anche per le macchine Apple.
I computer Sinclair erano importati dalla GBC di Jacopo Castelfranchi, anch’egli editore (fra l’altro) attraverso la Jackson e la JCE. Prima di lanciare la testata, mi sembrò doveroso andare a trovare Castelfranchi per esporgli il progetto ed ottenerne in un certo senso la benedizione. Castelfranchi fu generoso non solo di suggerimenti, ma anche di aiuti sotto forma di pagine pubblicitarie. Ma, soprattutto, né la Jackson né la JCE pubblicarono mai una rivista per utenti Sinclair.
In casa Commodore l’uscita di Sinclair Computer destò non pochi malumori. Venni convocato da Sergio Messa che, fra l’altro era stato informato del fatto che stavo anche preparando una rivista per utenti Apple (avevo già presentato il progetto sia a Lasagni della Iret, sia a Lou Calcagno, in quel momento direttore generale di Apple Italia). Venni caldamente convinto a non dare seguito al progetto. Il che non impedì che lo facessero altri.
Commodore
(mensile, 1984-1985). Il successo improvviso e inaspettato di Commodore Computer Club mi fece subito temere che gli altri editori non sarebbero rimasti inerti a guardare. Temevo che qualcuno dei grandi lanciasse a breve scadenza una rivista concorrente. Forse uno dei massimi ci ha anche provato. Memore di quanto avevano fatto Gianfranco Binari e Daniel Caimi, con Suono e Stereoplay, pensai che la prevenzione migliore sarebbe stata quella di tentare di saturare il mercato diventando io stesso il mio principale concorrente. Fu così che convinsi Gloriano Rossi, uno dei migliori conoscitori dei computer Commodore, ad assumere la direzione della nuova pubblicazione. Gloriano lo fece col massimo impegno e per tutto il primo anno, la rivista registrò un venduto medio di 20-22.000 copie.
Nel 1986, anche questa pubblicazione confluì in Personal Computer.
Pubblicazioni su cassetta e/o dischetto
Tra il 1984 e il 1998 lanciammo numerose collane di software sia per Commodore (Vic 20, C64/128, Amiga), che per Sinclair e PC. Mi limito a citare, così come le ricordo, le principali testate: Commodore Club, Commodore 64 Club, 16/48, PC Program, Computer Games, PC Games, Software Club, Gialli Commodore. In Germania pubblicavamo Amiga Disk, , Software Club e PC Club.
Electronic Mass Media Age
(mensile, 1984-1992). Curato da Francesco Siliato e Emanuele Bruno, annoverava tra i collaboratori Enrico Grazzini, Marco Mele, Paolo Casagrande Oliva, Augusto Preta e numerose altre firme di prestigio. Si rivolgeva ai pianificatori delle grandi agenzie pubblicitarie, rilevando e documentando puntigliosamente l’evoluzione e le tendenze degli indici di ascolto/visione di radio e tv.
MSX
(mensile). Nel 1985 uscirono quattro o cinque numeri di una piccola rivista dedicata ai sistemi MSX. In effetti si trattava di supplementi del mensile Computer che non hanno mai acquisito una vita autonoma. L’anno successivo la testata è confluita in Personal Computer.
VR Videoregistrare
(mensile, 1985-1995). Agli inizi dei secondi anni ottanta, due altri oggetti di desiderio ammiccavano al portafoglio degli italiani: il videoregistratore e la telecamera. La cosa non mi sembrava strana, convinto com'ero che, presto o tardi, queste macchine sarebbero diventate due appendici del PC.
Il lancio di una rivista dedicata alla videoregistrazione, soprattutto quella creativa, mi sembrava un’idea vincente. Tanto più che in quel periodo miravo ad un qualche cointeressamento nell’acquisizione di due riviste dell’ex Gruppo Editoriale Suono, e cioè la stessa Suono ed M&P Computer di cui ero stato direttore. Una rivista di videoregistrazione avrebbe potuto integrarsi egregiamente in un eventuale nuovo Gruppo Suono.
A dirigere la nuova pubblicazione chiamai Stefano Belli che ancora oggi è uno dei massimi esperti di questo mercato.
VR non raggiunse mai il punto di pareggio, ma le vendite precipitarono letteralmente quando Belli ci lasciò per ripetere la stessa esperienza con altri suoi amici di Roma (oggi è editore e direttore d’una rivista sua, "Tutto Digitale"), sicché nel '93 la diedi gratuitamente in gestione alla redazione del momento, che la lasciò morire qualche anno più tardi.
Di VR vorrei ricordare la singolare opposizione alla rivista della Walt Disney ai tempi di un suo storico direttore generale, Virri. Questi si era indispettito perché nei primi due fascicoli della rivista avevamo pubblicato delle pagine con delle "fascette" che l’utente avrebbe potuto utilizzare per le registrazioni dei film più belli in programma sui principali canali televisivi. In Francia c’era un mensile interamente dedicato a tali fascette, ma per Virri quella era una forma di incitamento alla pirateria, per cui ci cancellò dai piani pubblicitari della sua azienda. Non so se fu casuale o un fatto coordinato: anche le altre aziende iscritte all’associazione industriale di categoria ci esclusero da ogni loro forma di pubblicità.
Security
(mensile, 1985-1991). Mensile specializzato sui problemi della sicurezza sia fisica che logica.
Computer
(quotidiano). A partire dal 18 maggio 1989, Computer venne trasformato in quotidiano (dal martedì al venerdì), distribuito solo per posta ad un target selezionato di grandi utenti e rivenditori d’informatica. L’obiettivo era di rispondere all’attacco dei settimanali d’informatica, soprattutto quelli degli editori "blasonati", che pur con tirature inferiori, raccoglievano il grosso degli investimenti pubblicitari. Nel 1992 il più che raddoppio delle tariffe postali, e la contemporanea perdita dei principali venditori di spazi pubblicitari passati quasi in blocco ad editori concorrenti, ci obbligarono ad interrompere la pubblicazione.
Giornale d’Informatica Clinica
(trimestrale, 1985). In realtà non si trattava di una pubblicazione Systems, ma dell’organo ufficiale della Società Italiana di Informatica Clinica di cui eravamo praticamente gli sponsor.
Jonathan
(mensile, 1985-1990). Fondata e diretta da Ambrogio Fogar, era in parte una rivista di viaggi avventurosi e in parte una pubblicazione sugli sport estremi. Nel 1998 (refuso, probabilmente si intende anno 1989 - ndr), quando la acquisimmo strapagandola perché corredata di un contratto pubblicitario apparentemente vantaggioso, pensavo di riposizionarla interamente come rivista di turismo d’élite, ricercato e con un pizzico d’avventura. Il guaio fu che la concessionaria pubblicitaria, dopo un anno tranquillo, cominciò a non pagare più le fatture. Nel giro di pochi mesi, l’arretrato nei pagamenti (poi rimasti definitivamente insoluti) aveva prosciugato tutta la nostra liquidità, costringendoci a vendere la palazzina di Opera, dove avevamo le redazioni.
Poiché i mali non vengono mai da soli, in quello stesso periodo parecchie altre riviste accusavano i colpi d’una più generale crisi del mercato pubblicitario. Non potendo sostenerle come avremmo dovuto, una dopo l’altra, siamo stati costretti a chiuderle.
Personal Computer
(mensile, 1986-1991). Nata dalla confluenza di MSX, Sinclair Computer e Commodore, ebbe una vita piuttosto breve, incalzata com’era dai sistemi MS-Dos.
I Dossier
(collana, 1986). Avevo sempre criticato la stampa quotidiana italiana perché incapace di essere o popolare o di élite. I grandi giornali italiani sono contemporaneamente popolani ed elitari; ossia non sono completamente né l’una né l’altra cosa. L’intellighenzia del Paese, d’altra parte, più che documentarsi, spesso si limita ad informarsi attraverso la lettura veloce dei titoli dei giornali o ascoltando le pillole informative dei TG.
Questa situazione mi sembrava ideale per immettere nel mercato degli strumenti di approfondimento sui fatti che periodicamente scuotono l’opinione pubblica. L’idea non era originale. In Francia, ad esempio, funzionava benissimo. Quando, perciò, Gianni Farneti lasciò Panorama di cui era vicedirettore lo invitai a mettere in cantiere una collana di volumi documentativi (definiti in inglese instant book) sui temi più caldi. Della collana uscirono solo quattro volumi dedicati rispettivamente a Gheddafi (dopo gli attentati di Fiumicino e Vienna, a cura di Pino Buongiorno, Sandro Ottolenghi e Gianni Porzio, e con un’introduzione del generale Caligaris), all’esplosione dello Shuttle (di Bruno Crimi, Enrico Franceschini e Lello Garinei; prefazione di Hugo Pratt), alla morte di Sindona (di Andrea Barberis, con un intervento di Adolfo Beria di Argentine) e, l’ultimo, all’exploit francese di Silvio Berlusconi (autori Maria Baianucci e Gerardo Orsini).
La collana si fermò per varie ragioni: perché Farneti intanto era approdato al Messaggero come caporedattore; perché la "periodicità" mensile non si confaceva con una pubblicazione che doveva intervenire solo per fatti di eccezionale portata; perché Marco de Martino, che coordinava la collana, non se la sentiva di continuare da solo; perché i ricavi delle vendite coprivano a malapena i costi e non giustificavano l’impegno e la tensione occorrente per fare uscire un libro in meno di una settimana dopo l’avvenimento al quale era dedicato.
Mondo Ricambi
(mensile, 1987-1990). Mensile di informazione per gli autoricambisti.
Nursing ’90
(1986-1995). Ufficialmente mensile, in effetti usciva solo quando la copertura pubblicitaria era sufficiente a bilanciare i costi e a lasciare un minimo di margine. Per nove anni è stato l’unico strumento di aggiornamento professionale per il personale paramedico.
Tutto Gatto
(mensile, gennaio 1987 - ottobre 1990). Ad essere precisi non si tratta di una pubblicazione Systems. La casa editrice, infatti, si chiamava C&G (da Cani e Gatti, a significare i mercati nei quali intendeva specializzarsi), creata e posseduta da Pietro Petrucci, mio amico e collega al quotidiano "La Città" di Palermo, e Vanni Rinaldi. Nel 1987 la Systems ne rilevò la maggioranza delle quote societarie nella convinzione che la pubblicità dei cibi per animali avrebbe potuto coprirne abbondantemente i costi. Purtroppo la rivista si dimostrò subito una vera gatta da pelare. Le vendite in edicola erano bassissime ed anche la pubblicità latitava. Per sovrappiù, il venditore degli spazi pubblicitari, mentre non fu mai capace di convincere gli inserzionisti potenziali a concludere un qualche contratto decente, riuscì a convincere un giudice del lavoro che il suo contratto di agente era fittizio e che in realtà egli era un funzionario commerciale e come tale dovemmo liquidarlo.
AgrItalia
(quotidiano, 1988). In Italia non esiste la tradizione dei quotidiani di settore. Solo il mercato turistico ne conta un paio, mentre in campo informatico c’era il nostro Computer, e in quello medico il Giornale dei Congressi. Guardando l’esempio della Francia, mi ero convinto che anche in Italia ci fosse non solo la necessità, ma anche il mercato pubblicitario per un quotidiano per gli agricoltori. In effetti non mi sbagliavo. L’unico guaio fu che la concessionaria che avevo trovato (la stessa che gestiva le pubblicazioni della Coldiretti e che in virtù di questa referenza sembrava affidabile) non pagò una sola delle nostre fatture, pur riscuotendo regolarmente da tutti gli inserzionisti.
Fu giocoforza staccare subito la spina.
Giornali dei Congressi
(quotidiano di avvenimento, 1990-1995). L’attività congressistica rappresenta uno dei principali sistemi di formazione permanente della classe medica. Spesso i giornali di opinione presentano queste manifestazioni come una forma di micro corruzione di cui si servirebbe l’industria farmaceutica per addomesticare i prescrittori dei propri prodotti. Indubbiamente gli abusi non mancano e qualche congresso è più la scusa per offrire al medico una vacanza gratuita che un’occasione per aggiornarlo professionalmente, ma si tratta di eccezioni.
Ad un congresso (parlo di quelli seri), tuttavia, può partecipare solo una piccola parte degli specialisti interessati, se non altro perché sarebbe impossibile sguarnire, mettiamo per tre giorni di fila, l’intero sistema ospedaliero di tutti i chirurghi o tutti i cardiologi. Da qui era venuta l’idea di fare un giornale che informasse in tempo reale gli specialisti rimasti al loro posto di lavoro sulle novità che venivano presentate nel corso di tali manifestazioni: insomma, un quotidiano di avvenimento.
La pubblicazione continuò fino a quando il venditore che seguiva la testata, pur continuando ufficialmente a lavorare per Systems, non cominciò a pubblicare in proprio qualcosa di concorrente.
Cronaca Extra
(settimanale, 1992-1993). Ricordo anche questa pubblicazione per onestà intellettuale, ma ne farei volentieri a meno. Si tratta, infatti, dell’unico scheletro del mio armadio.
Si ispirava all’americano "National Inquirer", un settimanale da parecchi milioni di copie e ciò spiega perché, in un momento in cui le pubblicazioni di informatica perdevano colpi, mi ero deciso a giocare questa carta.
Era un settimanale di notizie strane, spesso gonfiate al limite dell’invenzione, rivolto alla fascia meno acculturata della popolazione. Le sue vendite, tuttavia, si limitavano a coprire i costi, tanto che dopo un anno di stress per "inventarle" sempre più grosse, di punto in bianco, decisi di chiudere la testata: me ne vergognavo troppo e non avevo neppure la giustificazione dei grandi utili.
La Ricerca
(settimanale, 2002-2003). Fin da quando lavoravo a Tempo Economico avvertivo l’esigenza d’una pubblicazione sull’innovazione tecnologica. A mio avviso, una delle concause per cui nel nostro Paese si fa poca ricerca è proprio la mancanza di uno strumento divulgativo sulle ricerche degli altri, capace di stimolare l’emulazione e la competizione. Si pubblicano migliaia di riviste tecniche, ma – diciamolo francamente –, oltre che limitate al proprio settore di riferimento, queste sono prevalentemente dei meri contenitori di pubblicità poco adatti a diffondere una vera cultura dell’innovazione. Per questa ragione, già nel 1977-78 avevo suggerito al mio amico Mario Stavolta, editore a Pordenone, di pubblicare un mensile, battezzato "Futura", rivolto ad imprenditori e direttori tecnici delle aziende, sull’esempio a metà della francese "Usine Nouvelle" e dell’americana "MIT Review". L’iniziativa non funzionò anche perché richiedeva un notevole impegno da parte mia, ed io ero invece assorbito da Tempo Economico e Data Manager.
L’idea, comunque, era rimasta nel cassetto dei progetti futuri e quando, a seguito della pubblicistica sulla Nuova Economia, mi sembrò che il Paese e le imprese italiane fossero finalmente pronte, la tirai fuori. Le pubblicazioni estere di riferimento erano i settimanali Nature e Science, di cui pubblicavamo in contemporanea gli estratti. Inoltre attingevamo ad oltre sessanta pubblicazioni internazionali di cui ricevevamo in anteprima i contenuti. Quando, poi, le ricerche riferite da queste riviste avevano come coautori dei ricercatori italiani, chiedevamo a questi stessi di prepararci dei brevi articoli in esclusiva. Con mia grande soddisfazione, l’Agenzia Ansa aveva preso l’abitudine di riprendere regolarmente tali contributi originali, dando loro un’eco fenomenale sui principali quotidiani.
La Ricerca è stata il più bel prodotto editoriale che io abbia mai realizzato. Nel più vasto panorama economico, avrebbe potuto essere quello che Commodore Computer Club e Inter.net erano stati ai fini della formazione delle prime generazioni rispettivamente di programmatori e di webmaster italiani. Ma, né i lettori ai quali era destinato, né gli enti pubblici che avrebbero potuto sostenerlo se ne se sono accorti e, dopo un bagno di sangue imprenditoriale durato un po’ meno di un anno, abbiamo dovuto staccare la spina.
TuttoClassica MP3
(collana, 2002). Tra il 1998 e il 2000, nel pieno del fervore delle iniziative per internet, mi ero messo in testa di fare una radio di musica classica via web. A tale scopo avevo fatto digitalizzare nel formato mp3 oltre 1500 vinili fuori diritto d’autore e già stavo facendo studiare una sistema completamente automatico di trasmissione con l’estrazione automatica dei brani da trasmettere e l’annuncio in varie lingue, mediante sistemi text-to-speech, dei titoli e di tutte le altre informazioni identificative delle opere stesse. La radio non venne mai realizzata, ma il magazzino di esecuzioni musicali informato mp3 era là, sicché nel 2003 decisi di sfruttarlo lanciando una raccolta enciclopedica di opere, organizzata per autori e che in parte riprendeva e integrava un nostro software, l’EncicloMIDia, lanciata anni prima con solo esecuzioni MIDI.
Celina
(collana, 2002-2003). Per chi non lo sapesse, Celina è il nome della mia figlia maggiore. Temperamento estroverso e creativo, dopo l’esperienza di un’attività di vendita per corrispondenza e via internet che avrebbe dovuto approdare in borsa, si era data ad attività para-artistiche come il découpage, lo stencil ed attualmente lo scrapbooking. Aveva anche scritto vari libri sul découpage e lo stencil, oltre a preparare una serie di "carte" illustrate utili a queste attività.
Fu per trovare un primo sbocco a queste sue passioni che ci lanciammo in un mercato completamente estraneo alla cultura della Systems. L’esperienza continuò finché mia figlia non trovò altri editori adatti a questi mercati, con cui sviluppare le sue passioni.
I libri
Systems ha avuto anche una modesta attività libraria con una dozzina di volumi dedicati al C64 e al Sinclair (distribuiti attraverso l’edicola) e una ventina di opere di grande prestigio in campo medico. Ad essi va aggiunto il Dizionario dell’Informatica ed una serie di libretti pubblicati come supplementi delle riviste.
I Siti Web
Fin dal 1988-89 avevamo un BBS aderente a FidoNet, ma fu con Inter.net che avvertimmo l’esigenza di una forte presenza in rete. Questa si materializzò con un sito impegnativo della rivista (Interpuntonet.it) contenente fra l’altro un vero quotidiano di informazioni (il materiale informativo nazionale ed estero ci veniva fornito dalla Gazzetta del Sud, mentre una nostra redazione apposita confezionava le notizie di tecnologia e informatica), e un servizio gratuito di domiciliazione postale consultabile via browser. Accanto a questo servizio sviluppammo anche un sito commerciale, "Vendomeglio.it", dove chiunque volesse poteva aprire gratuitamente un negozio, raggiungibile anche con un proprio dominio, sfruttando tutta una serie di moduli preimpostati che non richiedevano l’intervento di programmatori o webmaster. Offrimmo gratuitamente quel servizio anche ad alcuni enti pubblici, riscontrando sempre la più totale indifferenza.
Le riviste mai fatte
Lavoravo mediamente fra dodici e quattordici ore al giorno, compresa una grande parte del sabato e della domenica.
Alcune riviste (come "Computer" nella versione mensile, "Jonathan" e "La Ricerca"), le curavo direttamente anche nei dettagli dell’impaginazione e nei rapporti con gli autori, coadiuvato da Maura, per molti anni la mia segretaria di redazione di fiducia; su altre (come "Commodore Computer Club", dal momento che ne avevo affidato la fattura a De Simone) intervenivo solo per controllarne l’equilibrio dei sommari e metterne a punto le copertine.
La maggior parte del mio tempo, tuttavia, era dedicata alla concezione e al lancio dei nuovi prodotti. Sapevo che ogni prodotto ha un suo ciclo di vista oscillante dai pochi mesi (in particolare le collane) ad una decina di anni e che sono rare le testate che superano i due lustri di vita; avevo perciò una specie di frenesia creativa mal tenuta a bada dai miei migliori collaboratori. Ciononostante solo una piccola parte dei progetti arrivava alle rotative. Alcuni, perché non avevano chiaramente mercato; altri perché non riuscivo a trovare in collaboratori adeguati o perché non riuscivo a concludere ragionevoli contratti di licenza con gli editori esteri che avrebbero dovuto fornirci il grosso della materia prima redazionale; altri ancora perché io stesso mi convincevo della loro rischiosità.
Ci sono tuttavia dei progetti per la cui mancata realizzazione provo tuttora rimpianto. Ne citerò solo alcuni.
Fin dagli anni in cui lavoravo a Tempo Economico, avevo immaginato di potere fare qualcosa di analogo, ma rivolto al management pubblico, ossia i politici e l’alta burocrazia. Proprio come Tempo Economico, che allora era una specie di scuola manageriale continua per gli imprenditori e la media azienda italiana, immaginavo qualcosa di simile che aiutasse i politici ad uscire dal provincialismo, offrendo mensilmente un panorama della soluzioni pratiche che nei vari paesi venivano adottate per risolvere problemi pratici della gestione della cosa pubblica e al contempo e al contempo a ragionare in termini più "imprenditoriali" e manageriali. Avevo immaginato anche la testata, "Potere", che giocava proprio sul doppio significato (verbo e sostantivo) della parola.
Due progetti che nel 1984-85 sono stato sul punto di realizzare erano due mensili per il grande pubblico sulla "Prevenzione" sanitaria e la versione italiana del francese "Salute e Bellezza". Il suo editore, tuttavia, non volle mai concludere il contratto, pensando di sbarcare direttamente nel nostro Paese.
Il mio grande sogno era entrare nel mondo dei quotidiani, dove avevo appreso il mestiere di giornalista (il "Sicilia del Popolo" allora diretto da Albino Longhi, dove ero stato introdotto da Mario D’Acquisto; "la Città" di Franco Simeoni). Il mio cruccio maggiore è di essere stato informato troppo tardi quando venne messe in vendita "la Provincia" di Pavia. Allora avevo le risorse liquide necessarie e avrei potuto offrire di più di quanto pagò la Finegil per rilevare la testata.
Con i quotidiani d’informazioni ci provai in più occasioni e un paio di volte mi sono illuso di esserci molto vicino. La prima volta quando l’allora potente concessionaria di pubblicità SPI perse il "Sole 24 Ore". Avevo messo a punto il progetto di un quotidiano industriale (per il quale credo che ci sia tutt’ora spazio, dato che in Italia si pubblicano solo quotidiani finanziari) a distribuzione postale gratuita. In pratica volevo precedere di una decina d’anni l’esperienza di Metro, ma il direttore generale della SPI, alla fine, si tirò indietro.
Come si tirò indietro molti anni dopo il responsabile quotidiani di un’altra concessionaria di giornali di area cattolica, davanti ad un mio progetto di una catena di quotidiani gratuiti della sera, cominciando dalla Lombardia con un Milano-Sera: in un primo tempo mi aveva detto che la cosa lo interessava molto, ma che si sarebbe impegnato in un progetto così ambizioso solo se nella compagine societaria della cosa editrice ci fosse stato anche qualche altro editore dalle spalle finanziarie molto robuste – editore che, grazie ai buoni uffici dell’UBS (altre banche d’affari praticamente non conclusero nulla)- trovai nel giro di pochi mesi. Quando presentai alla concessionaria il partner editoriale "forte" che mi si richiedeva, il mio interlocutore si defilò rapidamente adducendo che la sua organizzazione nel frattempo si era già impegnata in un altro megaprogetto che, in effetti, non ho mai visto in edicola.
Morgan il Pirata
Una pubblicazione del tutto atipica e probabilmente senza precedenti nella storia dell'editoria è stata realizzata da Systems in seguito ad un episodio di pirateria subìto, come racconta Umberto Colapicchioni, storico collaboratore della rivista CCC, su ICSE (it.comp.software.emulatori), nel 1999:
"Dunque, avevamo fatto un gioco (non mi ricordo il nome, giuro) (Mezzogiorno di Fuoco dei fratelli Barazzetta - NdR), ed era stato fatto da un nostro collaboratore molto giovane (15-16 anni e programmava in ASM, beh, io allora ne avevo 17). Lo pubblichiamo sulla nostra cassetta e il mese dopo compare in edicola su una cassetta della concorrenza!!
Bene, facciamo causa all'altra ditta e giungiamo all'udienza in tribunale. Vi ricordo che siamo nel 1985, prima della legge sulla pirateria del software in Italia.
Il giudice ci da' ragione ma, dato che la legge non prevedeva particolari pene, l'unica cosa che si riesce a concludere e il "ritiro delle cassette pirata dal commercio". Capito? Dopo 3 mesi, di cassette in commercio non ce n'erano piu', al massimo hanno dovuto rendere i resi!
Il giudice ci disse "Vi capisco, ma se non c'e' una legge non posso farci niente, questi qui hanno sfruttato il vuoto legislativo".
Potete immaginare come ci siamo rimasti, oltre il danno, la beffa.
Il giorno dopo il "boss" della Systems, viene da me e mi dice: "Umberto, per favore preparami una cassetta con IL MEGLIO DEL MEGLIO dei giochi per C64, la mettiamo in edicola per protesta".
E cosi' feci: come vedi anche ai tempi avevo buon gusto. La cassetta era a chiaro scopo provocatorio; in copertina c'era un pirata con tanto di benda sull'occhio e bandiera nera col teschio. E abbiamo deciso APPOSTA, di non toccare i nomi assolutamente, dato che mi sembrava proprio una cosa penosa quello che facevano tutti. Dopo di quella non ne abbiamo fatte piu' altre, dato che non eravamo pirati, ma devo dire che ebbe un successo mostrouso e ci siamo fatti un bel po' di risate all'epoca." (Umberto Colapicchioni)
Ho rievocato l'episodio con Michele Di Pisa.
"Forse Umberto non le ha detto che l'avevamo chiamato "Morgan Software" dal nome del famoso pirata, e che mi ero premurato di mandarne copia a tutte le case coinvolte perché dessero la delega ad un legale per farci causa.
Purtroppo nessuno aderì alla mia richiesta e la cosa morì là. Se non ricordo male solo un importatore mi chiamò al telefono, ma non aveva titolo per intraprendere azioni legali. A mio avviso, infatti, non occorrevano leggi nuove: bastava applicare le esistenti leggi in materia di diritto d'autore in quanto i videogiochi contenevano testi (protetti) e musiche (anch'esse protette).
Se qualcuno ci avesse fatto causa noi non avremmo fatto opposizione a queste obiezioni e così avremmo potuto crerare il precedente giudiziario con le caratteristiche che ci servivano. In quanto al successo della cassetta, è vero che fu "mostruoso", ma avevamo fatto una tiratura bassissima, praticamente simbolica, in quanto ci interessava essere visti solo nella città di Milano.
Grazie anche per questo ricordo."
Ringrazio Michele Di Pisa per la disponibilità ed il tempo concesso.
Ci congediamo dai lettori con il ricordo di questa illuminante, seppur inefficace, iniziativa.