In questo articolo viene presentata una raccolta di editoriali, in taluni casi vere e proprie invettive, pubblicati sulle collane "Next" che a mio modo di vedere molto interessanti e condivisibili in cui si affronta il problema della pirateria dal punto di vista di un editore.
Per dovere di cronaca occorre comunque sottolineare un conflitto tra le intenzioni e i primi numeri delle collane Edisoft, che in effetti contenevano programmi piratati col solito trucchetto della pseudo-localizzazione e del titolo cambiato. Probabilmente non sapremo mai la verità, cioè se è avvenuto un "ravvedimento" oppure se l'editore ha pubblicato in buona fede programmi che i collaboratori esterni presentavano come originali.
Al di là di queste considerazioni registriamo il fatto che Edisoft è stata in grado di produrre circa un centinaio di titoli inediti; fattore che sarebbe considerabile normale in qualsiasi paese, ma che diventa speciale nell' Italia degli anni '80 in cui la "norma" era piratare.
RUBANDO, RUBANDO CHE MALE TI FO?
Sono sconcertato.
Va bene, siamo in Italia, il Paese delle bustarelle, delle raccomandazioni, dove la morale sembra essere un vago ricordo della preistoria, un fossile da raccogliere e mettere in bacheca all'interno di un museo, però, quando si ricevono lettere come quelle inviatemi da alcuni lettori, verrebbe sinceramente la voglia di espatriare.
Utilizzando un linguaggio molto colorito, se così si può dire, la EDISOFT viene accusata di non pubblicare sulle sue riviste tutti i giochi della ATARISOFT come fanno alcune nostre concorrenti, ma di proporre materiale insulso condito da articoli di nessun valore.
In realtà, la motivazione è la seguente: "non ci interessa che i giochi siano copiati, basta che con L. 8.000 ci venga dato una contropartita per lo meno di mezzo milione di valore".
E hanno ragione, questi signori, a lamentarsi: che diamine, per risparmiare soldi si fa questo e altro, inoltre anche a noi converrebbe eseguire una simile scelta editoriale, infatti...
1) Per la EDISOFT fare una raccolta di programmi rubati a destra e sinistra costerebbe una cifra ridicola, perchè solitamente è necessaria una sola persona che svolga questo lavoro e non le 50 e più che gravitano attorno a NEXT e NEXT GAME. Non solo, ma potremmo fare invece di un mensile un settimanale, perchè i tempi di realizzazione sono brevissimi, con un guadagno proporzionato.
2) I programmatori italiani, per bravi che siano, non sono ancora alla altezza di quelli inglesi e americani, e pubblicare un loro programma ci costa dalle 10 alle 13 volte di più che prenderne uno dì qualche software house britannica, fargli cambiare il copyright e qualche particolare e presentarlo.
3) Con una tale raccolta potremmo abbassare anche noi il prezzo dì copertina addirittura a L. 6.000, sicuri di diventare ricchi in poco tempo, e non invece dover fare, come adesso, i salti mortali per cercare di non superare quel limite oltre il quale si lavora per beneficenza.
Però, NON LO FACCIAMO E NON LO FAREMO!
Il nostro lettore ideale, quello che ci fa critiche e che ci da suggerimenti per migliorare, non è un ricettatore che ci rimprovera se la "merce" non è di suo gradimento, che ci minaccia o insulta idolatrando ladri e scribacchini di mìsero livello.
Ci dispiace per i nostri nemici, ma sono molti i lettori onesti che hanno scelto questi mensili per la cura con cui vengono fatti, per la loro impostazione grafica assolutamente unica e per i loro contenuti.
Non cambieremo quindi i nostri periodici, ma anzi aumenteremo il controllo sul software, proponendo programmi la cui provenienza sia più che certa, oppure facendo accordi con riviste straniere per presentare del materiale europeo che secondo noi offre spunti interessanti.
E se oggi in Italia i programmatori capaci (non quelli che cambiano i copyright) sono pochi, forse la colpa è anche di chi continua ad acquistare riviste che hanno uno scopo puramente speculativo, come alcune concorrenti dì NEXTe NEXTGAME.
Solo il futuro potrà dimostrare se la nostra scelta è esatta, oppure se ha ragione chi sostiene che in Italia solo con il grimaldello e il piede di porco sì può fare una rivista su cassetta...
[...]
2. I giochi e i programmi pubblicati.
L'editoriale dei numeri precedenti aveva lo scopo dì provocare, di verificare l'atteggiamento della gente oggi di fronte ai software rubato.
Non mi aspettavo, se devo essere sincero, tante lettere, e pareri cosi discordanti tra di loro.
Da chi esprimeva la propria soddisfazione per una presa dì posizione decisa, a chi sosteneva che la mia "crociata" mi avrebbe portato in paradiso (che sia una minaccia?). Ho voluto telefonare personalmente ad alcuni dei signori che, impugnata la penna come una lancia, si sono gettati a spron battuto nella difesa di chi vendeva in edicola raccolte di programmi copiati.
Varie le motivazioni: i giochi inglesi e americani sono piò belli (e PER IL MOMENTO è vero), se dovessi comprare in negozio quegli stessi programmi mi costerebbe 100 volte di più (anche questo è vero), e poi tutto lo fanno, perchè io non dovrei. Così, mentre mi appresta a mettere in edicola una raccolta di automobili rubata (la confezione è ingombrante, però sai il risparmio!), mi convinco sempre di più che in Italia si abbiano le idee poco chiare sull'argomento.
Quello che è peggio, sono le conseguenze di questa saturazione da gioco copiato: la maggior parte dei possessori di Commodore 64 sanno fare solo le operazioni di caricamento e salvataggio, ma in compenso conoscono perfettamente le regole dì gioco di POPEYE (che molti conosceranno sotto altro nome) e di altri 1.800 giochi.
Eravamo in molti a sperare che il nostro Paese non diventasse il Terzo Mondo dell'informatica, ma purtroppo... i programmatori piò capaci vanno all'estero, le software house chiudono mentre in edicola i SUPER, MEGA, FANTASTIC, EXTRA, SPECIAL non si contano.
Pochi mesi fa in Inghilterra ha chiuso anche la Imagine Software, probabilmente punta di diamante dell'Europa informatizzata; le altre, minori, o hanno seguito la stessa sorte o stanno per seguirla. La produzione di videogiochi a livello mondiale sta calando paurosamente. Attila sta passando, e l'erba non cresce più: quello che mi rattrista, è che in Italia molti ne siano entusiasti... è proprio vero: la storia è fatta di corsi e ricorsi.
RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO:
Egr. Sig. Massimo Soncini
Mi permetta di esprimere alcune opinioni personali a riguardo del problema della copiatura Illegale del software più volta menzionato negli editoriali dalla rivista da lai diretta.
In linea generale debbo premettere Che non sono d'accordo con quanto lei afferma a riguardo. Cercherò di esporle brevemente i motivi di ciò.
1) In primo luogo ritengo che l'alto prezzo del software venduto legalmente non sia affatto dovuto alla presenta sul mercato di quello pirateggiato. Sa mai può essere accaduto il contrario. Ovvero probabilmente la pirateria esiste proprio perché il software legale è venduto ad un prezzo troppo alto. Sa le varie ditte seguissero l'esempio della Mastertronic non avrebbe più senso per i consumatori perdere tempo par la ricerca e l'acquisto di software illegale (spedizione di lattere in altre città, attese di liste e pacchi ecc.), per di più spessa privo di garanzia ed istruzioni.
2) Par non parlare poi della nota bramosia di molti (a non tutti, ma quasi...) commercianti che approfittano di ogni occasione per ampliare i guadagni a proprio piacimento. Senza il fenomeno della pirateria il consumatore dipenderebbe completamente da essi. Certo che molti rivenditori hanno ovviato al problema trasformandosi essi stessi in copiatori abusivi, ma almeno in questo modo il loro guadagno (enorme comunque) non ricade totalmente sulle spalle di chi acquista con sacrificio. Mi meraviglia inoltre il fatto che lei parli, implicitamente, di "moralità" pur trovandosi a vivere in un tipo di società interamente basata sulla disoneste e la menzogna.Credo che sia ormai un'affermazione logora e retorica quella che esorta i singoli individui a comportarsi, nonostante tutte le vessazioni subite, in modo corretto e a compiere il proprio dovere di onesti cittadini, in modo da fornire l'esempio e risanare con i fatti l'intere società. La responsabilità dei mali sociali non può e non deve essere attribuita indiscriminatamente a livello individuale. Soprattutto perchè in questo modo si finisce per assecondare i fini di chi ha il potere e continua ad usarlo per scopi personali a svantaggio di tutti coloro che non hanno sufficiente forza economica per opporglisi o non hanno ancora preso coscienza della latente essenza politica implicita in ogni accadimento sociale. La critica deve colpire piuttosto quelle ideologie, quelle istituzioni, quei ceti sociali che hanno ogni interesse a perpetuare una società ufficialmente fondate sull'uguaglianza, l'onestà e il lavoro di tutti, ma in realtà basata sulla sopraffazione, sull'inganno e sul lavoro di pochi.
4) Cambiando argomento penso inoltre che corrisponda a verità il detto secondo cui non tutti i mali vengono per nuocere. Se la pirateria del software è stata finora tollerata non è forse solamente perché non esistono leggi precise a tale riguardo o perché autori o ditte produttrici hanno altro a cui pensare o come qualche suo ingenuo collega ha scritto), ma probabilmente anche perché le presenza sul mercato di software a basso costo promuove indirettamente la vendita di hardware (che non si può facilmente autocostruire e su cui il guadagno è certamente notevole). Chi produce hardware appartiene, tutto sommato, alla stessa "famiglia"di chi finanzia software. A parta queste ultime considerazioni credo che la pirateria del software possa considerarsi sia una efficace arma di difesa nei confronti degli innumerevoli borseggiatori che percorrono indisturbati le via del commercio, sia (anche se indirettamente e in modo blando) un'arma di critica nei confronti di tutto un sistema sociale fondato sull'ingiustizia e sull'ipocrisia.
5) Prima di concludere vorrei aggiungere qualche commento circa la pubblicazioni da lei dirette. Senz'altro ad esse spetta il merito dell'originalità. Purtroppo non è detto che questa debba sempre essere la qualità migliore. Personalmente sono convinto che il computer sia un ottimo strumento e che debba entrare in modo più completo nella nostra vita. Ma penso anche che non sia giusto ostinarci perché esso costituisca prematuramente altri strumenti ugualmente utili. Con questo intendo affermare che il foglio scritto per il momento possiede ancora il vantaggio di una maggiora flessibilità rispetto al video stampato. Sono molto affezionato al mio Commodore 64, ma non vedo la necessità dì perdere decine di minuti e stancarmi gli occhi (non tutti possiedono un monitor) per leggere sul video l'equivalente di poche pagine di giornate (indipendentemente dalla bontà del contenuto degli articoli).
Per quanto riguarda Next Game rispetto la sua decisione dì pubblicare solo software originale, ma certo è molto difficile per chi è abituato ai giochi dell'ultima generazione accettare programmi elementari come quelli pretenti nel numero 3 della rivista. Ritengo invece un'ottima iniziativa la pubblicazione di Next Strategy. Mancava veramente una rivista con quel genere di contenuto.
Le ringrazio per la cortesia che ha dimostrato leggendo queste righe (che certamente non vogliono avere la pretesa di fornire un giudizio esatto ad incriticabile).
Distinti saluti
Roberto Favari
Ricevere una lettera coma questa è il sogno di ogni direttore di riviste. Il lettore Favari ripropone un tema che mi è particolarmente caro, esprimendo giudizi a cui sento il dovere di rispondere direttamente su NEXT GAME per allargare la discussione a chiunque lo desiderasse.
1) Se è vero che fino a qualche anno fa esistevano ditte che vendevano videogiochi anche a L. 80.000, prezzo in effetti esagerato, le tariffe a cui oggi si sono adeguate le software house internazionali sono oneste: sulle 15.000 lire per una cassetta originale, la società produttrice paga infatti i seguenti costi: L. 1.000 costo confezione e duplicazione L. 5.000 per l'importatore o il distributore L. 5.000 per il negoziante L 1.000 per il programmatore. Per ogni programma venduto, circa tremila lire vanno quindi alla ditta proprietaria, su cui le tasse incidono par il 50% (nel caso di una SRL). A questo punto, viene da chiedersi se 1.500 lire siano un guadagno Truffa, considerando le spese di ufficio e di personale.
2) Concordo sul comportamento disonesto di molti commercianti, anche se userei un tono meno conciliante per chi esegue le copie abusive, il cui portafogli è sicuramente più pieno di quello del negoziante che vende il prodotto originale completo di garanzia e istruzioni. Lo sanno tutti che una cravatta di Armani falsificata costa meno di quella vera, però nessuno santifica chi esegue queste operazioni.
3) Su questo argomento credo che qualche decina di pagina non sarebbe sufficiente, figuriamoci poche righe. Se è vero comunque che moralità è un concetto molto soggettivo, non per questo credo che sia possibile eseguire un paragone giustificativo per le nostre azioni (rubare é sbagliato, ma tanto abbiamo visto che anche "i potenti" lo fanno, e allora...): e se la critica sociale può essere più costruttiva dal punto di vista di una trasformazione globale del sistema, a ben poco potrebbe servire per migliorare un settore preciso come l'informatica.
4) I vantaggi par le case costruttrici di computer sono sicuramente enormi, in questo non posso fare a meno di concordare con Lei. Che pero ciò rappresenti una ben magra consolazione per chi finanzia software, anche se nella stessa famiglia, è innegabile. Non vedo comunque come dei ladri possano difendere l'attuale mercato dai borseggiatori, anche perchè se non ricordo male Robin Hood i soldi non se li metteva in saccoccia...
5) Accetto le critiche per le mie riviste, anche se credo di essere stato male interpretato. NEXT, NEXT GAME e NEXT STRATEGY rappresentano un banco di prova per la ricerca di nuovi mass media, non un tentativo di affondare i periodici su carta stampata, per alcuni dai quali attualmente continuo a scrivere senza provare alcuna forma di ribrezzo o raccapriccio. Bisogna però ammettere che se noi siamo svantaggiati nelle comodità di lettura, Panorama e Co. hanno grosse difficoltà a suonare e a effettuare animazioni, quindi... Per quello che riguarda il software, avevo promesso grosse novità in arrivo e le mantengo: a parte il Vocal Zodiac di questo numero, che non mi sembra proprio da buttare, sul prossimo numero pubblicheremo un Flight Simulator delle caratteristiche assai interessanti, nonché una versione computerizzata dal più noto war game in circolazione. Aspettare per credere!
E per quello che concerne i giochi dell'ultima generazione segnalatici da Roberto Favari, diventeranno di questo passo ciò che il loro nome lascia a intendere: gli ultimi a essere commercializzati. E a quel punto, tireremo le somme di questa funesta fase dell'informatica di massa.
A presto,
Massimo Soncini