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Dust Hanter V: Ultimo Atto

gioco italiano!
1/14
Copertina Dust Hanter V: Ultimo Atto
Dust Hanter V: Ultimo Atto - Informazioni e risorse
Editore Edisoft Musica (Assente)
Copyright Arscom Titlescreen Hans Piu
Serie Next Strategy, 05 Genere Avventura Testuale, Grafica
Anno 1985 Recensione Leggi (1)
Sviluppatore Arscom Download Gioco (799 click)
Codice Hans Piu Extras Soluzione
Grafica Hans Piu Link Esterni gamebase64 logo csdb*

Punteggio Dust Hanter V: Ultimo Atto

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Commenti: Dust Hanter V: Ultimo Atto

6 commenti per questo gioco! Accedi o Registrati per commentare.
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Voto: -
13 giugno 2023
Avventura minore rispetto alle precedenti, e piu' difficile da giocare . rimpiango comunque che oggi non se ne facciano piu' cosi come una volta.
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Voto: -
26 aprile 2018
atto finale è un po' deludente soprattutto dopo aver giocato i primi 3 adventure di dust hanter. A mio parere il migliore è la trappola. Atto finale è tutto giocato praticamente in una stanza ed è un po' cervellotico sulle azioni richieste per andare avanti (la storia di prendi il cuscino in camera da letto onestamente l'ho sbirciata dalla soluzione: non ci sarei mai arrivato). Anche la fine del gioco è un po' frettolosa. In sostanza devo dare ragione ai critici del gioco pur comprendendo le esigenze dell'epoca di dover editare nuove avventure a scadenze ravvicinate. Le scadenze dovevano valere anche per le avventure precedenti, la trappola tuttavia è nettamente superiore a atto finale.
Voto: 5/10
22 novembre 2010
@Aemilus: nel commento precedente ho provato a spiegare il mio approccio alla recensione e più in generale verso queste avventure, non volevo certo bullarmi di aver fatto o "questo o quello". Sarebbe fuori luogo e comunque non giustificherebbe eventuali giudizi sbagliati da parte mia. C'è da dire che "Ultimo Atto" resta un caso particolarmente sfortunato in mezzo a tutti gli altri perchè afflitto anche da un bug e quindi era davvero difficile salvarlo in sede di giudizio. Per quanto riguarda la qualità generale dell'intera produzione, che qualcosa dovesse essere migliorato era stato anche pubblicamente ammesso dagli stessi autori nel corso di un'intervista. Va poi tenuto in considerazione il pubblico cui queste avventure si rivolgevano e sicuramente per i più giovani o meno smaliziati erano certamente godibili, tanto da rappresentare per loro un momento da ricordare.
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Voto: 6/10
22 novembre 2010
@Roberto: il lavoro che fai è straordinario, ci mancherebbe altro, e in tutto si comprende il rispetto e la volontà di documentazione storica. Volevo solo spiegare, da testimone diretto, che il successo che ebbero all'epoca e il buon ricordo che i giochi Arscom lasciano ancora oggi negli appassionati non sono ascrivibili al solo effetto "nostalgia". La caccia al verbo ora è inammissibile, trent'anni fa - volenti o nolenti - faceva parte del gioco, tanto che il parser della Infocom era il vero vantaggio tecnologico della casa e ci fu grande scalpore quando la Magnetic Scrolls riuscì ad eguagliarlo con The Pawn. Però nei paesi anglosassoni anche le avventure di Scott Adams o della Datasoft, che non erano poi molto al di sopra di quelle della Arscom dal punto di vista dell'intelligenza artificiale, erano vendutissime e avevano grande successo. Roberto Tabacco e Hans Piu (che purtroppo da una veloce Google Search risulta scomparso, mentre nulla si sa del primo), creavano prodotti sicuramente imperfetti, ma che ebbero un impatto unico sulla comunità di appassionati. Grazie a loro, dunque, ma grazie anche a voi che ne preservate il lavoro e la memoria.
Voto: 5/10
22 novembre 2010
@Aemilius: Ritengo che la massima forma di rispetto verso questi lavori consista nel preservarli, catalogarli e studiarli. Trovare il bug e fixarlo, redarre la soluzione, oltre ad effettuare il dump, è un'operazione che richiede tempo e dedizione, tuttavia si fa con la consapevolezza di stare salvando un pezzettino di storia. Non è tacendo gli errori tecnici, insomma, che si rende giustizia ad un'opera. D'altro canto so perfettamente che fare una valutazione senza tenere conto del periodo storico sarebbe un errore, quindi sono stato attento a non commetterlo. Ben venga in ogni caso il tuo punto di vista che aggiunge un'altro parere utile per farsi un'idea più chiara a questo proposito. C'è poi il fattore soggettività: a qualcuno la caccia al verbo può piacere mentre ad altri no. Sono gusti personali ed in quanto tali non criticabili. Da segnalare sicuramente le maestose copertine di Paolo Rui, ben distanti dalla media riscontrabile generalmente.
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Voto: 6/10
19 novembre 2010
Non voglio difendere a oltranza giochi che dal punto di vista tecnico mostrano, oggi, tutti i loro limiti, né fare il nostalgico a oltranza. Provo a spiegare perché questi videogame, ebbero, all'epoca, un buon successo. Innanzi tutto non esistevano, praticamente, giochi in italiano e l'inglese spesso non era un'opzione praticabile, a meno di lunghissime sessioni di dizionario. Il fatto che ci fosse una parte di ragionamento, e che il sistema di input fosse la tastiera, li rendeva meno "stupidi" agli occhi dei genitori. Si ricordi che eravamo all'aba dell'home computing e, anzi, ricordo con piacere di avere giocato parecchie di queste avventure insieme a mia madre. Pare assurdo ma la "caccia al verbo", in realtà, era parte del divertimento di "battere" il computer. L'effetto, straniante, è un po' quello che ha documentato J.J.Abrams nella famosa scena di Lost in cui i vari personaggi si trovano a dover inserire una sequenza di numeri in un terminale per non fare finire il mondo. In realtà già il fatto che il computer "capisse" alcuni comandi e facesse progredire la storia poteva essere considerata fantascienza per i canoni dell'epoca... Le riviste che accompagnavano i giochi, in genere, erano la parte migliore dell'esperienza utente. Le storie, per quanto pesantemente ispirate alla cultura pop dell'epoca (Dust Hanter è un ricalco delle atmosfere di Blade Runner, Jack Byteson è un clone di Indiana Jones, Il Segreto della Fenice richiama D&D e così via) proprio per questo erano accattivanti agli occhi di un adolescente. Come non apprezzare l'erotismo delle illustrazioni aerografate? Era la pulp fiction dell'era digitale, insomma. Letteratura popolare sconclusionata, scollacciata e con l'irresistibile fascino della serialità. Arte? Forse no, e chissà se ci sarà mai un Quentin Tarantino a conferire dignità al tutto. Ma quanto basta, credo, per ricordare gli autori di questi giochi come pionieri e innovatori. Addio Hans Piu, e grazie.
...un commento a caso!
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